mercoledì 18 aprile 2012

Ai Weiwei


Dove: Lisson Gallery, Via B. Zenale 3, Milano
Quando: da 12 aprile a 25 maggio 2012, da lunedì a venerdì 9.30-13.00 e 15.00-18.00
Ingresso: gratuito

Negli spazi raccolti e bianchissimi della Lisson Gallery è da pochi giorni aperta la mostra dedicata alla produzione in ceramica e marmo di Ai Weiwei, famoso artista di Pechino noto soprattutto per le sue coraggiose denunce contro il sistema e il governo cinesi.
A causa del suo blog e delle sue attività on-line di opposizione al regime, è stato incarcerato per alcuni mesi nel 2011 ed è tutt’oggi agli arresti domiciliari.

L’esposizione alla Lisson Gallery è molto contenuta, consta infatti di soli cinque lavori in ceramica e uno in marmo collocati in parte nello spazio interno della galleria e in parte nel bellissimo giardino retrostante. Se la quantità - davvero esigua - può risultare deludente, la qualità delle opere è indiscutibile sia dal punto di vista artistico che da quello artigianale.

Molta della produzione di Ai Weiwei è di fatto realizzata da artigiani, e utilizzata dall’artista come ready-made pronto da colorare o da distruggere in mille pezzi davanti al pubblico.
Ma alla mostra della Lisson Gallery ogni singolo pezzo è prodotto a mano dall’artista stesso condensando perfettamente in ognuno di essi tradizione e innovazione, passato e contemporaneità.
Ai Weiwei, da sempre attento alle problematiche sociali e alla contemporaneità in generale, lavora però con materiali antichissimi come il marmo e la porcellana. Nel totale rispetto della tradizione e degli altissimi standard decorativi della lavorazione di questi materiali, l’artista cinese crea opere che per forme, colori, texture e superfici sono quanto di più contemporaneo ci si possa immaginare. Una riproduzione in lucida ceramica nera (Oil spill, 2006) di pozzanghere di petrolio che sembrano vere. Due angurie, realizzate anch’esse in ceramica e assolutamente realistiche (Watermelons, 2006) sulla cui superficie sono dipinti e incisi simboli che richiamano gli antichi caratteri cinesi. Una particolare reinterpretazione di un vaso del periodo Yuan (Ghost Gu, 2007), un enorme piatto di marmo decorato come se fosse un soffice pezzo di stoffa (Marble plate, 2010)e infine, nel giardino, un enorme vaso alto più di due metri (Pillar, 2006) e alcune sfere di lucidissima porcellana blu (Bubble, 2008) capaci di riflettere luci e colori dell’ambiente circostante.

Il personale gentile e la straordinaria quiete e bellezza del cortile interno nel quale termina la mostra, rendono questa visita tra le opere del famoso artista cinese ancora più piacevole.

sabato 7 aprile 2012

"L.O.V.E." Cattelan


Se vi capita di essere di passaggio in zona Milano centro, vi propongo una visita brevissima e a costo zero ai piedi (anzi, alla base, dato che i piedi proprio non li ha) di una scultura che vi darà sicuramente da pensare.

La nostra meta è Piazza degli Affari, un angolo di Milano che pur essendo in pieno centro città, rimane sempre un po’ in disparte, forse perché completamente racchiuso tra gli alti palazzi che lo circondano, o forse perché è uno di quei luoghi un po’ istituzionali, senza svaghi ne’ negozi, in cui si va solo con una ventiquattrore in mano, un Financial Times sotto il braccio e magari qualche azione da controllare in Borsa.
Stavolta però non andiamo lì per controllare gli indici Mibtel e Mib30, ma per dare un’occhiata a L.O.V.E., la scultura monumentale firmata Maurizio Cattelan che si trova dal settembre 2010 al centro della piazza, proprio di fronte all’imponente sede del mercato finanziario italiano.


Fotografia scattata con cellulare (scusate la scarsa qualità dell'immagine) tenendo alle spalle il palazzo della Borsa. 
L.O.V.E. è un’opera pubblica che, come accade sempre con le opere di Cattelan, ha suscitato grandi polemiche per ciò che raffigura e soprattutto per il luogo in cui è stata posizionata.
Il significato della scultura, alta ben 11 metri, è ad un primo impatto inequivocabile: una gigantesca mano con il dito medio alzato. Il luogo in cui è stata posta, davanti al fulcro della finanza e dell’economia italiane, sembra rincarare la dose della provocazione. Forse le cose peggiorano ulteriormente, sapendo che Cattelan ha progettato quella specifica scultura proprio per quella piazza, anzi, per quella specifica posizione all’interno della piazza, imponendo addirittura la condizione al Comune di Milano che se l’opera fosse stata spostata da lì, lui se la sarebbe ripresa per farne altro uso. Un vero esempio di opera site specific.

Ma tutto lo scandalo del “dito medio” che è scoppiato sui giornali nei giorni successivi all’installazione di L.O.V.E. è davvero fondato? Quella è davvero solo una mano che fa il solito gesto poco carino? E siamo sicuri che il gesto lo stia facendo proprio alla Borsa, e quindi alle istituzioni, come si leggeva su tutti i quotidiani in quei giorni del 2010?
Queste sono solo alcune delle domande per cui vale la pena passare cinque minuti davanti a L.O.V.E., riflettendo sulle risposte che potremmo darci, con la consapevolezza che non per forza si deve arrivare a una risposta definitiva.
Questo è il bello dell’arte. Si dice che l’arte migliore sia quella che pone molte domande senza dare risposte, quella che ha molte interpretazioni, tutte plausibili eppure tutte un po’ sfuggenti. E Cattelan è esperto in questo.

Tornando alla nostra mano: prima di tutto è da notare che non è una mano chiusa a pugno col dito medio alzato, ma una mano a cui sono state tagliate via tutte le dita tranne il medio.  
Inoltre, presumendo ancora che si tratti di un gestaccio, dato che il palmo è rivolto verso la Borsa e il dorso verso la città in generale, sembrerebbe che sia la Borsa stessa ad alzare il dito medio contro la città e non il contrario, come sembrava all’inizio leggendo certi articoli.
Ma a chi sarebbe rivolto questo gestaccio da parte della Borsa? Ai cittadini milanesi? A tutti gli italiani? O forse solo contro chi della finanza ha fatto la sua vita? Di nuovo domande a cui è difficile rispondere.

Il fatto che le dita, per quanto mutilate, sembrino rimandare a una posizione iniziale di mano aperta con le dita distese e abbastanza vicine tra di loro, ha portato alcuni a ritenere che la scultura volesse raffigurare un saluto fascista “mutilato”. Questa interpretazione è avvalorata non solo dal fatto che l’edificio della Borsa venne edificato e inaugurato in pieno periodo fascista, ma anche dal fatto che i materiali usati da Cattelan per L.O.V.E. riprendano esattamente quelli dell’edificio retrostante.
Altre domande sono naturalmente quelle che vi sarete già posti a questo punto della lettura, sul significato del titolo dell’opera:”L.O.V.E.”.
Che sia l’acronimo di qualcosa? O solo una presa in giro dell’artista che si diverte a pensarci indaffarati nel decifrare questo titolo apparentemente insulso? Possiamo fidarci di Francesco Bonami, il critico che ha presentato l’opera, che dice si tratti dell’acronimo di “Love Odio Vendetta Eternità”?

Il fascino di questa scultura monumentale e apparentemente inequivocabile sta proprio nei dubbi che fa sorgere.
Ho letto in un recente numero di Flash Art un’intervista a Massimiliano Gioni, famoso curatore amico stretto e per anni portavoce di Cattelan, dalla quale emerge che nonostante tutto, L.O.V.E. sembra essere una delle opere che peccano di monodimensionalità all’interno della produzione dell’artista.
Quella che per un curatore di fama internazionale è monodimensionalità per noi può essere comunque una sfida interessante, e perché no, uno stimolo per conoscere un po’ meglio il resto della complessa e sempre provocatoria produzione di Cattelan. 

Un ultimo appunto prima di lasciarvi: ho trovato molto curioso (piacevolmente curioso) il fatto che nonostante il grande scandalo mediatico della statua del dito medio, di fatto i cittadini milanesi non sembrano essere particolarmente infastiditi dalla scultura. Molte opere di arte pubblica in passato sono state rifiutate da cittadini di diverse città italiane che si sono messi in moto con raccolte di firme e proteste, ottenendo infine la rimozione delle opere incriminate. Ma i cittadini milanesi che hanno protestato per il dito non sono stati molti. Segno che forse questa scultura a Milano ha davvero un suo motivo di esistere?